Nato a Gravina il 9 febbraio del 1810 da Patrizio e Giovanna Pentibove, fin dall’infanzia, provò profonda curiosità per la natura del cielo, il meccanismo degli orologi e per animaletti, piante e sassolini.
Seguendo il padre nelle passeggiate in campagna e sulle spiagge del mare, che vide per la prima volta all’età di otto anni, amava riempirsi le tasche di pietre e conchiglie. Sembrava la comune curiosità dei bambini di ogni epoca, con la differenza che scrutava per cercare qualche risposta alla sua fantasia.
La perdita della mamma a un anno e mezzo della sua vita e la fragilità di bambino solitario gli suscitavano timori e paure che annotava puntualmente in un diario personale. Pur provando avversione per lo studio, come egli stesso scriveva, si avviò agli studi di lettere, prima presso il seminario di Bari e ,successivamente, in quello do Gravina.
A 15 anni scrisse il dramma “Siface” e, nel contempo, cominciava a esprimere passione per le scienze matematiche. Nel 1827 si trasferì a Napoli per seguire gli studi di Medicina conseguendo la laurea a soli 21 anni. Estasiato dal mondo misterioso della natura, approfondì le ricerche sui fenomeni attivi della terra per strapparne i più intimi segreti.
Tornato per breve periodo nella sua città, ritrovò i fossili delle sue passioni infantili che mai aveva messo da parte. E in omaggio alla sua patria pubblicò “Notizie intorno alle conchiglie e agli zoofiti fossili delle vicinanze di Gravina in Puglia”. Esplose così il suo amore per la mineralogia che lo spinse ad avventure escursionistiche sul Vesuvio. La sua brama di esprimere quanto andava scoprendo veniva espressa attraverso la stesura di opere a carattere scientifico.
Grande figura dell’ ‘800 e personalità di prestigio per i suoi nuovi impegni nella vita politica del nascente Stato italiano, ma soprattutto per i meriti acquisiti come cristallografo, geologo, mineralogista, vulcanologo, ottenne riconoscimenti e onorificenze in Italia e nel mondo.
A Berlino e ad Atene gli furono innalzati busti marmorei e dedicate intitolazioni di scuole.
Le miserie sociali e culturali della sua città e della stessa Napoli lo avviarono alla vita politica convinto di poter dare alla popolazione più umile, incapace di leggere e scrivere, una istruzione. Voleva fare “da mediatore tra i bisogni inespressi della massa contadina e proletaria e le classi dominanti. E questi problemi affrontò come Senatore del Regno e Rettore dell’Università di Napoli. Questo impegno gli procurò la direzione del “Real Museo Mineralogico” di Napoli e la presidenza della società italiana delle Scienze.
Mai dimentico della sua terra, dove portava spesso amici a visitare le tufare, fece dono alla Biblioteca Finia del suo patrimonio librario e alla Biblioteca “E. Pomarici-Santomasi” del suo preziosissimo diario.
Oggi nella sua città natale restano la casa natale, l’intitolazione di una Scuola Elementare e un mezzo busto in cui continua a parlare alle pietre con le spalle rivolte al mondo e ignorato da tutti.