Famiglia Orsini
14/12/2010
Canio Musacchio
14/12/2010

Innamorato della sua terra e consapevole di essere figlio di una nobile patria carica di storia, ricca di cimeli classici, di monumenti maestosi e di originale bellezza, ha il grande merito di aver ricostruito, per la prima volta, la storia della sua città. L’attenta lettura dei documenti e la passione per la ricerca gli hanno dato modo di meritare il grande plauso e l’incondizionato ringraziamento di tutti i cittadini. L’opera intitolata “Notizie storiche sulla città di Gravina” fu dato alle stampe nel 1922 presso la locale tipografia Attolini. Dopo una breve introduzione relativa alla descrizione geografica della città, in cui sono riportate notizie sull’antica Silvium, si traccia la storia locale dal 455 d. C. al 1870.

L’opera ottenne ora giudizi lusinghieri, con cui si esaltavano la scrupolosità e la diligenza nella valutazione e nell’elaborazione del materiale, ora giudizi negativi con cui si evidenziavano i limiti circa i riferimenti di alcuni momenti storici e si condannavano errori ritenuti ingiustificabili e la ripetitività di alcuni luoghi comuni. Ma il nostro autore era consapevole dei limiti del suo lavoro costruito senza pretenziosa ampollosità e senza arroganza.

Nato a Gravina nel 1878 e laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli nel 1904, ottenne il grado di sottotenente medico presso la Scuola Militare di Sanità di Firenze. Inviato al fronte con il grado di Maggiore durante la prima guerra mondiale, visse gli orrori di quel rovinoso evento e mai si stancò di soccorrere e alleviare le sofferenze dei soldati. Insignito del titolo di Commendatore dei Cavalieri della Corona e della Croce di guerra, nel 1921 si congedò ritornando nella sua terra tra le amate carte per realizzare il grande progetto del suo lavoro più grande. Già nel 1917 aveva composto “La fine della contea normanna a Gravina di Puglia” sulla lettura di un documento del 1220. La sua attività di scrittore di storia patria proseguì nel 1925 con “Gli Orsini di Roma nel feudo di Gravina”, in cui, partendo da citazioni storiche relative al Regno di Napoli nel ‘300, traccia la storia degli Orsini a Gravina con il senatore romano Francesco dal 1425 al 1816, anno in cui gli Orsini lasciarono Gravina per trasferirsi definitivamente a Roma.

Nel 1929 scrisse il saggio “L’opera patriottica dei benedettini” in cui si esalta il contributo politico dei benedettini nella causa contro i bizantini e ricorda la loro presenza nelle campagne di Gravina, il loro contrasto con i monaci greci protetti da Bisanzio e la loro azione di pace al tempo delle invasioni saracene. Del 1933 è “Una ignota cripta basiliana con affreschi in Gravina” relativa alla chiesa rupestre di San Vito Vecchio. Nel 1934 pubblicò “Il castello Svevo di Gravina in Puglia”, in cui menziona due documenti, uno datato 16 novembre 1309 relativo all’atto di nomina a castellano di un tal Simone Budetta di San Giorgio, e l’altro datato 1608 in cui si rilevano i danni subiti nel tempo dal castello federiciano. Del 1935 è “Il rudere di Belmonte di Gravina in Puglia” che egli riteneva parte di un eremo del basso Medioevo occupato, forse, da qualche anacoreta benedettino. Per queste notizie partì da un documento del 1084.

Uomo attivo e mai domo, dalle idee concrete, dagli ideali sani, pronto a intuire i mutamenti della società gravinese, animato da un vivo senso del bene comune, DOMENICO NARDONE chiuse la sua vita terrena il 1 marzo del 1943.

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