Abbraccio De Ales
10/01/2011
Notar Domenico
06/01/2011

Da Carlo della Tolfa, signore di Grumo, e da donna Tullia del Tufo il 18 agosto dell’anno 1625, nel piccolo feudo di Toritto, nacque Giovanna primogenita e unica figlia dei duchi. Dopo i primi anni di vita trascorsi nella serenità e nella pace della famiglia, entrò nel Monastero delle clarisse di Santa Chiara di Napoli dove rafforzò la fede cristiana in cui era stata educata sin dalla tenera età; fede che lasciò un segno profondo nella sua vita. Tornata in famiglia, secondo il costume del tempo, andò sposa al Duca di Gravina Ferdinando III Orsini al quale diede sei figli, di cui il primogenito Pier Francesco. In un aneddoto della sua giovane vita, certamente leggendario, si narra che un frate domenicano le avrebbe fatto una profezia predicendole il futuro religioso del primo figlio che portava in grembo.

Fu moglie fedele allo sposo che amò teneramente. Purtroppo, fu colpita da un grande dolore nel 1657 quando il duca morì di peste contratta in Napoli nel cinquecentesco palazzo Orsini (oggi palazzo Gravina e sede della facoltà di Architettura) dove si trovava in quel tempo.

Pur dolorosamente provata, non perdette mai di vista il suo ruolo di madre che rivestì con sapienza e coraggio.
Dotata di carità cristiana verso il prossimo, si preoccupò sempre di dare conforto materiale e morale agli indigenti. Dopo aver costruito un conservatorio per fanciulle povere e orfane, fece erigere la chiesa di Santa Maria con annesso convento destinato a ospitare le suore domenicane. All’età di 52 anni, avendo ormai esaurito il suo compito di madre, alimentata dall’antica fiamma, mai sopita, per la vita monastica, abbandonò il mondo per entrare in convento. Diventò Badessa del convento dopo essere diventata Suor Battista dello Spirito Santo. Sempre pronta ad aiutare derelitti e diseredati, affidava a Cristo, suo unico modello, la sua anima. In questo convento, dove sono ancora conservate con altri suoi cimeli, avrebbe cucito con le sue mani quattro pianete per il figlio cardinale ricavate da suoi altrettanti abiti indossati nella sua vita di duchessa.

Il 22 febbraio del 1700, confortata dal cardinale Vincenzo Maria, suo figlio, si spense. Fu compianta non soltanto dalle sue consorelle, a cui lasciò in eredità l’amore e la cura per i poveri, ma da tutta la città riconoscente e grata per quanto aveva ricevuto, prima dalla duchessa, poi da Suor Maria Battista. La sua vita monastica, fondata sul sentimento di povertà, obbedienza, onestà, umiltà fu registrata e scritta dalle religiose conviventi per ordine del maestro, Fra Bernardo Pepe, confessore del Monastero.

Tra le tante carte dell’archivio del convento è stato trovato un manoscritto di pochissime pagine della duchessa che esprimono la ricchezza del suo animo:

  • XIX: Quando sono assalita dalle sollecitudini
  • Di questo mondo subito far ricorso a Dio
  • E rimettere la sua volontà
  • XXVI: anteporre le cose del Padre D. a qualsiasi urgente negozio.
CORONAVIRUS